La vendetta dei dannati

Durante le vacanze non ho troppa voglia di scrivere, così leggo. Negli ultimi 6 giorni si sono seduti sopra il mio comodino Charles Bukowski e Herman Hesse, il diavolo e l' acqua santa.

E dato che in questi giorni ho perso molto della mia vena, e considerato che si tratta del mio indiscusso idolo, vi ripropongo questa parte di "La vendetta dei dannati", un racconto del libro "Niente canzoni d' amore", ovviamente del vecchio Buk.

P.s. Trovo una somiglianza con la condizione di alcuni stagisti in pubblicità, chissà se assaltassero la sede di MCCann, Y&R o Mediaset che ne verrebbe fuori.



«Ehi, Max» sentì la voce di Tom.
«Sì?»
«Ho pensato...»
«Pensare è una stronzata...»
«Ma io sto sempre a pensare a questa cosa.»
«Ti è rimasto un goccetto?»
«No, scusa. Ma senti...»
«Merda secca, non voglio sentire!»

Max si stese di nuovo sul lettino. Chiacchierare non serviva a nulla. Era uno spreco.

«Guarda che te lo dico lo stesso, Max.»
«OK, cazzo, dài...»
«Tu li vedi, tutti questi tizi? Ce n'è un sacco, no? Barboni da tutte le parti.»
«Certo, e quanto sono brutti...»
«Insomma, Max, io sto tutto il tempo a pensare a come si potrebbe utilizzare tutto questo materiale umano. Così è semplicemente sprecato!»
«Ma questi barboni non li vuole nessuno. Che cosa ci puoi fare, con loro?

Tom si sentì vagamente eccitato.

«Il fatto che questi non li vuole nessuno, è tutto a nostro vantaggio.»
«Ma sei proprio sicuro?»
«Certo. Vedi, in prigione non ce li vogliono perché poi gli tocca dargli da mangiare e da dormire. E tutti questi barboni non hanno nessun posto dove andare e niente da perdere.»
«E allora?»
«Ho pensato un sacco, la notte. Tipo: se potessimo metterli tutti insieme, come una mandria, li potremmo lanciare alla carica da qualche parte. E prendere noi il controllo, per un po', di certe situazioni...»
«Tu sei pazzo!» disse Max.

Però si alzò a sedere sul lettino.

«Dimmi qualcosa di più...»
Tom rise. «Beh, magari sono matto, ma continuo a pensare a questo spreco di materiale umano. Sono rimasto qui sveglio la notte a sognare le cose che ci si potrebbe fare...»
Ora fu Max a ridere. «Ma tipo cosa, per amor di Dio?»
La loro conversazione non disturbava nessuno. Intorno, tutti continuavano a russare.
«Beh, è una specie di cosa che continua a girarmi in testa da un pezzo. Sì, può darsi benissimo che sia pazzo. Comunque...»
«Sì?» chiese Max.
«Non ridere. Magari il vino mi ha mangiato il cervello.»
«Cercherò di non ridere.»

Tom tirò una boccata dalla sigaretta, poi espirò. «Beh, vedi, mi viene in testa questa visione di tutti i barboni che riusciamo a trovare che scendono giù per Broadway, proprio qui a Los Angeles, tutti quanti, in mucchio, che vengono avanti...»
«Beh, e allora?»
«Beh, è un casino di gente. Tipo, la vendetta dei dannati. Un corteo di scarti umani. Sembra quasi una specie di film. È come se vedessi le macchine da presa, le luci, il regista. La Marcia degli Sconfitti. L'Insurrezione dei Morti! Accidenti, è proprio forte!»
«Io credo" disse Max "che dovresti proprio lasciar perdere il porto e tornare al vino bianco e basta.»
«Tu dici, eh?»
«Sì. OK, insomma, così abbiamo tutti questi barboni che vengono avanti per Broadway, per l'ora diciamo tipo a mezzogiorno, mezzogiorno di fuoco, e allora?»
«Beh, allora li portiamo fino al più grosso e più assurdo dei grandi magazzini alla moda della città...»
«Vuoi dire, Bowarms?»
«Sì, Max. Da Bowarms c'è tutto: i vini migliori, i vestiti più belli, orologi, radio, tivù, tutto quello che vuoi, tu di' che cosa vuoi e quelli ce l'hanno...»

Proprio allora un vecchio, qualche lettino più in là, si tirò su a sedere, spalancò al massimo gli occhi, e strillò: "Dio è una negra lesbica di duecento chili!».
Poi ricascò sul suo lettino.
«Quello là ce lo portiamo?» chiese Max.
«Come no? Lui è uno dei migliori. Quale prigione vuoi che se lo prenda?»
«OK, allora, entriamo dentro Bowarms. E poi?»
«Cerca di immaginartelo visivamente. Si tratta giusto di entrare e poi di uscire. Saremo in troppi perché le guardie della sicurezza possano fermarci. Immagina: noi ci mettiamo semplicemente a prendere, e basta. Magari puoi pure dare un pizzicotto al culo di una delle commesse. Qualsiasi pezzo del sogno che non abbiamo più, te lo prendi e via, prendi qualsiasi cosa, prendi tutto quello che vuoi. E poi via, ce ne andiamo.»
«Tom, potrebbero esserci un sacco di teste rotte. Non sarà mica un picnic nel paese delle meraviglie...»
«No, ma neppure la vita che facciamo lo è! Ci stiamo lasciando seppellire vivi, per sempre, senza nemmeno una protesta...»
«Tom, caro mio, mi sa che hai fatto proprio una bella pensata. Ora, come facciamo a organizzarla, questa storia?»
«Bene, prima di tutto stabiliamo un giorno e un'ora. Poi, tu conosci una dozzina di tipi da poter schierare?»
«Direi di sì.»
«Anch'io ne conosco una dozzina.»
«E se qualcuno parla con la polizia?»
«Improbabile. E poi, che abbiamo da perdere?»

«Giusto.»
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