Diario di un copy #1

Sotto suggerimento di un amico, apro una nuova rubrica. Non so ancora di cosa parlerà. Voglio che sia una di quelle cose in divenire che prende una piega diversa a seconda del vento che tira.
Se scatenerò l'ennesimo Kittesencula, la prenderò come un semplice allenamento e gioco di stile.
Buona lettura.

Ho sempre amato la metropolitana. Fredda, sporca e veloce casa. Per quanto possa sembrare il luogo meno accogliente della terra, amo rifugiarmi in quei sedili scomodi, in compagnia del sonno del mattino o della stanchezza della sera. Le persone poi, sono la migliore compagnia che si possa desiderare. Belli, brutti, neri, bianchi, fucsia, donne, uomini, cani, biciclette, ombrelli, libri, iPod. Tutti lì. Tutti insieme. Come in un carro bestiame manteniamo la tranquillità e gli occhi quieti di vacche indù. Ognuno chiuso dietro le proprie seghe mentali e i problemi con il cane/marito/capo/amante di turno. Nessuno parla. Nessuno rompe l'equilibrio. Solo lei, nell'ultimo sedile, sta piangendo.


Sono le 8 di sera, e a Milano c'è odore di mare. Il sole non è calato del tutto ma la sciura del terzo piano ha già abbassato le persiane. Vorrei uscire, ma vorrebbe dire doversi vestire di nuovo. E quando sei davanti al computer, in mutande, e con una birra in mano ci vuole ben più di un profumo per smuoverti.


A Melbourne in questo momento saranno più o meno le 5 di mattina. Il sole starà per sorgere, ma ci sarà già gente che corre sulla spiaggia. Forse non sarà così, ma nessuno può dirlo.


Forse il profumo di mare viene da laggiù, è per questo che lo sento.




  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Delicious
  • Google Buzz

0 commenti:

Posta un commento