Gli "Stupidi" di Diesel non sono poi così stupidi


Volevo riproporvi un articolo del corriere del quale sono venuto a conoscenza grazie ad una mia collega.
Forse avevo sparato troppo a zero. Forse sono uno di quegli "stupidi" che ha girato il culo. Oppure, vedendo la campagna con un piede in una e nell' altra fossa, ho solo dato pareri affrettati. Che BE Stupid sia un secondo United Colours of Benetton?

Parla Renzo Rosso, fondatore e proprietario del brand Diesel.

MILANO— Be stupid, sii stupido. Così si scopre che una delle convinzioni che sembravano più incrollabili e socialmente condivise — la stupidità come una tara, come un non-valore — è in realtà una delle tante cose da rimettere in discussione: non è detto sia tutto da buttare, forse non c’è niente di stupido nell’essere stupidi, lo stupido è una sorta di eroe moderno, è il nuovo ribelle. «Be stupid», lo slogan pubblicitario di Diesel, a meno di un mese dall’uscita ha già fatto raddoppiare i contatti al sito dell’azienda: 60 mila al giorno rispetto ai 30 di media ante-campagna. Quindi funziona. Renzo Rosso, fondatore e anima di Diesel — in cui è tornato a lavorare a tempo pieno dopo essersene un po’ allontanato per seguire gli altri marchi del gruppo— dice di averlo saputo fin dall’inizio che finiva così. «Quello slogan è la mia storia».«Gli intelligenti possono avere cervello — recita una delle pubblicità, tradotta dall’inglese— ma gli stupidi hanno il coraggio»; «gli intelligenti hanno dei piani, ma gli stupidi hanno delle storie»; «non è intelligente prendere dei rischi, prendere dei rischi è stupido»; «gli intelligenti hanno una buona idea e quell’idea è stupida».

Elogio della stupidità a tutto tondo. «Il messaggio è: le persone che osano, che hanno coraggio, che usano il cuore prima del cervello, che credono nel nuovo anche se è pericoloso, quelli sono gli stupidi. È un elogio della creatività vera», ribatte Rosso. Una sorta di riedizione di quel «Think different» che ha connotato in modo forte Apple. Però più ironico, più politicamente scorretto. «Quando dici stupido rischi di essere frainteso— riprende Rosso —: non è una frase elegante, ma la pubblicità è fatta così, deve spiazzare. Posso capire che qualcuno la prenda male, ma a criticarci sono gli over 40, non i ragazzi: loro hanno capito al volo, per loro lo slogan è molto cool. In quel "Be stupid" non c’è l’arroganza di chi ti dice come le cose debbono essere, ma solo un invito a credere alla libertà, alla creatività, e se ci crediamo tutti insieme molte cose potranno cambiare». Ma c’è di più: «Be stupid», assicura Rosso, non sarà una meteora, da slogan rischia di diventare un movimento con il patron di Diesel nei panni del cattivo maestro: «Ho sperimentato quello slogan in azienda durante il discorso di Natale. Ho detto a tutti, dalla centralinista ai manager: "Vi hanno sempre spiegato che una cosa va fatta così e così, ma voi non dovete crederci necessariamente, se avete un’altra idea, provateci!" È stata un’ovazione. Mai, in tutta la storia di Diesel avevo visto un’energia simile. È questo a farmi credere che non finisce qui, che "be stupid" è un modo di vivere, un movimento che ha già raggiunto ogni parte del mondo: riceviamo migliaia di mail, il sito di Facebook ha 340 mila fans».

In America va a gonfie vele, una gigantografia verrà piazzata persino vicino alla Casa Bianca. Chi sono gli stupidi per Rosso? «Mandela, Martin Luther King, Gandhi e oggi Obama, che ha il coraggio di andare avanti sulla riforma sanitaria». Poi s’infervora e ne ha per tutti: «Le persone intelligenti vedono le cose per come sono, gli stupidi per come potrebbero essere. Guardiamo i nostri politici: ognuno pensa solo a scaldare la sedia. Guardiamo il governo e l’opposizione: possibile che uno faccia una cosa e l’altro sappia solo urlargli contro? Mai che uno porti avanti un’idea e l’altro critichi, proponendo però una soluzione alternativa. Siamo in mano a persone che non sanno neppure cos’è la tecnologia e pretendono di fare leggi per i nostri figli». La campagna, nata da uno sfogo di Rosso con il capo di Anomaly, l’agenzia pubblicitaria anglo-americana che sta dietro l’operazione («in tanti mi hanno chiamato stupido perché volevo fare i jeans strappati e per di più venderli in America, ad un prezzo doppio rispetto ai loro soliti pantaloni») è stata scattata in California. E per far capire che è una cosa seria, Rosso ha scritto pure un «Manifesto». Il suo gruppo fattura 1.300 milioni di euro l’anno. Gli stupidi di Diesel, forse, non sono così stupidi.

Daniela Monti

Fonte Corriere.it
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