Treno Verona-Milano.
Lei ha i capelli rossi e gli occhi azzurri. Una valigia grande, di quelle degli studenti fuori sede che tornano una volta al mese. Un mac rosa, un iphone e una maglia a collo alto. Non so perchè ma ho la forte impressione che sia una designer, una grafica o qualcosa del genere. Il braccialetto che pende dalla tasca dello zaino mi suggerisce il suo nome, Arianna. Arianna. Non ti sta un granchè bene questo nome Arianna. Mi sembravi una Giulia, o al massimo una Camilla. Le labbra sono rosse, carnose, perfette. Non è bellissima, ma le labbra quelle si, quelle sono disegnate da un artista. Amo il modo infantile in cui tiri fuori la lingua quando ti impegni per scrivere un messaggio. Amo il saltellare dei tuoi occhi, che con brevi movimenti vibrano guardando le case scorrere fuori dal finestrino.
Lui ha gli occhi azzurri, e due occhiaie che raccontano la notte precedente. Un passacollo sopra la testa tiene il ritmo del suo ciondolare. Avrà forse 30 anni, portati male. In mano regge una rivista di percussioni che a metà viaggio cambia con uno spartito. Un musicista, una persona autistica, o un genio. Forse tutte e 3. Mi diverto a seguire le sue dita che tamburellano sul sedile, seguendo una melodia che può sentire solo lui. Avrei voluto essere come lui per un quarto d' ora, giusto per poter sentire come si sta a cavallo del mondo.
Lei non supera i 25 anni, come Arianna. È bella, e purtroppo sa di esserlo. Bionda, stretta in un maglioncino serio quanto il fascicolo che sta studiando. Ci sono grafici, e varie parti del corpo stilizzate. Probabilmente qualcosa a che fare con la medicina. Non mi guarda. Non guarda nessuno. Tutte le attenzioni sono per quei 4 fogli rilegati da una spirale nera. Solo nel momento in cui lui passa il controllore si concede una brevissima pausa. Prende il cellulare, legge un messaggio. Sorride. Poi guarda fuori. Forse si sta allontandando, forse si sta avvicinando.
Lei ha i capelli rossi e gli occhi azzurri. Una valigia grande, di quelle degli studenti fuori sede che tornano una volta al mese. Un mac rosa, un iphone e una maglia a collo alto. Non so perchè ma ho la forte impressione che sia una designer, una grafica o qualcosa del genere. Il braccialetto che pende dalla tasca dello zaino mi suggerisce il suo nome, Arianna. Arianna. Non ti sta un granchè bene questo nome Arianna. Mi sembravi una Giulia, o al massimo una Camilla. Le labbra sono rosse, carnose, perfette. Non è bellissima, ma le labbra quelle si, quelle sono disegnate da un artista. Amo il modo infantile in cui tiri fuori la lingua quando ti impegni per scrivere un messaggio. Amo il saltellare dei tuoi occhi, che con brevi movimenti vibrano guardando le case scorrere fuori dal finestrino.
Lui ha gli occhi azzurri, e due occhiaie che raccontano la notte precedente. Un passacollo sopra la testa tiene il ritmo del suo ciondolare. Avrà forse 30 anni, portati male. In mano regge una rivista di percussioni che a metà viaggio cambia con uno spartito. Un musicista, una persona autistica, o un genio. Forse tutte e 3. Mi diverto a seguire le sue dita che tamburellano sul sedile, seguendo una melodia che può sentire solo lui. Avrei voluto essere come lui per un quarto d' ora, giusto per poter sentire come si sta a cavallo del mondo.
Lei non supera i 25 anni, come Arianna. È bella, e purtroppo sa di esserlo. Bionda, stretta in un maglioncino serio quanto il fascicolo che sta studiando. Ci sono grafici, e varie parti del corpo stilizzate. Probabilmente qualcosa a che fare con la medicina. Non mi guarda. Non guarda nessuno. Tutte le attenzioni sono per quei 4 fogli rilegati da una spirale nera. Solo nel momento in cui lui passa il controllore si concede una brevissima pausa. Prende il cellulare, legge un messaggio. Sorride. Poi guarda fuori. Forse si sta allontandando, forse si sta avvicinando.
1 commenti:
da quanto sei diventato un poeta XD
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