The final chapter.

Vedo la fine.  È laggiù, molto più vicina di quanto credessi.
La vedo distintamente solo ora, la bandiera a scacchi che sventola, e più cammino verso di essa e più mi giro a guardare indietro gli 11 mesi che mi separano da quel 13 Gennaio, il giorno in cui ho messo sulle spalle il mio zaino. Areoporti, città, biglietti, zaino. “Nice to meet you, i’m Marco.”

Come le pagine di un libro, sfoglio le fotografie di un viaggio che ha cambiato il mio modo di vedere le cose, che ha aperto una finestra sul mondo. Un’esperienza che reindirizza la tua bussola e il tuo orologio, facendoti scoprire punti di vista che nemmeno immaginavi.

“Travel is the only thing you buy that makes you richer.”

Quando tornerò, il tesoro più grande che porterò con me non sono i paesaggi che ho visto o le città su cui ho messo piede, e tantomeno i dollari che ho messo da parte, ma le persone che ho conosciuto e le storie che mi hanno regalato. La forma più vera di creatività è nascosta nella vita delle persone.

Juan, ex avvocato della corte costituzionale colombiana, professore universitario, fidanzato con una modella e attrice nel suo paese natale, lascia tutto a Bogotà per trasferirsi in Australia e divide con me una camera buia e soffocante di 3 metri per 2 su Lonsdale street, nei primi periodi a Melbourne. Perché? ”Perché mi annoiavo.”

Simon, ex spacciatore in Inghilterra, scappa per 4 anni tra Thailandia, Cambogia e Hong Kong per non essere preso. In questo periodo perde il vizio, insegna inglese, viaggia in tour con una band reggae e si tatua buona parte del corpo. Poi conosce me ed ho la fortuna di viaggiare con lui attraverso le farm del Queensland per 3 mesi.

Nathan, buttato fuori di casa a 18 anni, finisce a fare il barbone. Mangia nei cassonetti e dorme per strada. In un anno rialza la testa, e vince 2 concorsi per giovani imprenditori. Al momento gestisce una startup e mi dà lavoro.

E questi sono solo 3 esempi, ne avrei almeno un'altra dozzina da citare.
Non avrei mai potuto essere ed avere ciò che sono oggi restando a casa mia, per quanto speciale sia, circondato da 20.000 anime canute e sbiadite.

In fondo al mio cammino il mio consiglio è quindi: Viaggiate. Partite. Perdetevi. Comprate un biglietto e lasciate una vita che non vi regala più stimoli, se è questo che sentite. Trovate il vostro posto nel mondo. Lasciate perdere le cose da turisti e siate viaggiatori.


Fate e disfate lo zaino. Comprate la colazione al bar all’angolo e non a Starbucks o da Mcdonald. Fermatevi ad ascoltare la storia di un artista di strada. Brindate al tramonto in una città che non avete mai visto. Innamoratevi. Cercate un lavoro e poi lasciatelo. Fate errori. Mandate cartoline. Prendete decisioni affrettate. Regalatevi del tempo, ed infine, godetevelo.


  • Facebook
  • Twitter
  • Digg
  • Delicious
  • Google Buzz

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sai quanto mi stia mangiando le mani in questo momento.
La vita ha dei compromessi e a volte bisogna sacrificarsi per essi ma porca miseria sono un'asina!
Sei grande Marco per tutto quello che hai fatto e raccontato ma soprattutto per come l'hai fatto e per come ce l'hai fatto vivere..e sognare!
Buona gironata

Serena
@indySere

Posta un commento